Il 9 luglio 1943 le truppe alleate sbarcano in Sicilia. Gli americani puntano su Gela, gli inglesi su Capo Passero.
Nella Seconda Guerra Mondiale ci sono stati diversi momenti decisivi che hanno segnato le sorti della contesa bellica. Tra questi c’è sicuramente lo sbarco in Sicilia del 9 luglio 1943.
Sbarco in Sicilia, i preparativi
Nel 1943 l’Italia è interamente occupata dalla Germania nazista. L’Asse segna comunque le prime difficoltà: i tedeschi perdono terreno sul fronte orientale, dove l’Urss recuperò fino a Charkov, mentre in Africa devono capitolare agli anglo-americani.
E così, gli Alleati preparano quello che sarà ricordato come lo sbarco in Sicilia. Tra maggio e giugno, infatti, i nazisti avevano perso le strategiche isole di Lampedusa e delle Pelagie con l’operazione Corkscrew.
9 luglio 1943
Lo sbarco in Sicilia, concretizzatosi il 9 luglio 1943, costituì una delle più grandi operazioni anfibie della Seconda Guerra Mondiale. L’operazione fu condotta da due grandi unità alleate: la 7a Armata statunitense al comando del generale Patton e l’8a Armata britannica al comando del generale Montgomery, riunite nel 15º Gruppo d’armate sotto la responsabilità del generale britannico Harold Alexander.
La strategia degli Alleati
Le due armate sbarcarono nella zona sud-orientale della Sicilia con il compito di avanzare contemporaneamente all’interno dell’isola: gli americani, sbarcati a Gela, avrebbero dovuto puntare su Palermo; gli inglesi, sbarcati nella zona di Capo Passero, si sarebbero diretti verso Messina, stringendo a tenaglia le forze dell’Asse, comandate dal generale Guzzoni.
Gli effetti militari e politici
Dal punto di vista militare lo sbarco ebbe un successo parziale, in quanto non fu impedita la ritirata delle truppe tedesche e italiane. Dal punto di vista politico, lo sbarco in Sicilia ebbe l’effetto di dare una spallata al regime fascista e alla successiva destituzione di Mussolini, fino all’armistizio di Cassibile.
